Chiesa di S.
Antonio Abate
La chiesa è
certamente esistente fin dal 1691, situata nel rione Casale; la
definizione più comune è quella di "Sant'Antuon" o anche della ''Madonna
del Carmine".
È a pianta basilicale ad una navata; la facciata è molto severa, con il
portale in pietra delimitato da due lesene terminanti con capitelli e
sormontato da una cornice modanata con timpano modulato spezzato,
all'altezza del quale si aprono due finestre ellittiche. I vecchi battenti
sono stati ricoperti di recente da una lamina di rame sbalzato; in alto a
destra è collocata la cella campanaria.
All'interno, al di sopra del portale, è sistemato un piccolo organo con
cantoria lignea.
Sul lato destro è collocata l'acquasantiera in pietra baccellata,
all'esterno seguono due Cappelle in cui trovano posto rispettivamente la
statua di Sant'Anna e la Madonna del Carmine ospitata in una nicchia
marmorea delimitata da lesene e sormontata da cornice modanata; sul plinto
destro è riportata la scritta "Caputo Mario PZ"; l'altare in marmo
policromo porta sullo zoccolo la scritta "A Dev. Saverio Albano e Carmela
Volini e il popolo devoto A. D. 1910". Sulla stessa parete si apre una
grande bacheca in cui è adagiata la statua di Cristo morto.
Sul lato sinistro altrettante Cappelle ospitano due altari: il primo, in
legno scolpito e dipinto con al centro il paliotto delimitato da cantonali
a volute con motivi floreali a rilievo.
Su due gradini si erge la nicchia di San Michele Arcangelo delimitata da
colonne dorate, tortili superiormente e aventi ai lati un bell'intaglio a
motivo vegetale, che si ripete in alto sull'architrave. Il secondo altare
è anch'esso in legno scolpito e dipinto, ha al centro il paliotto
delimitato da cantonali a volute con motivo floreale in rilievo. Sui due
gradini è presente il Ciborio con portella centinata e al centro il Calice
in rilievo, ai lati lesene con motivi floreali a rilievo delimitato da
volute, in alto una cornice mistilinea e, al di sopra, si apre la nicchia
che accoglie la statua di Sant'Antuono, dall'aspetto senile, con il
bastone del viandante e il campanello, delimitata da colonne dorale,
tortili superiormente, recante ai lati una decorazione a motivo vegetale
intagliato, che si ripete sull'architrave.
I due altari e le relative nicchie risalgono alla prima metà del 1700 e
sono opera di artigiani lucani che riprendono motivi di scuola
napoletana.
Nella prima Cappella si può ammirare anche un olio su tela raffigurante
"L'educazione della Vergine": Sant'Anna reca in grembo un libro aperto su
cui è scritto "ECCE VIRGO CONCIPIET ET FARIET FILIUM, ET VOCABITUR NOMEN
EIUS EMMANUELE", retto da una Madonna bambina, in piedi al centro; a
destra San Gioacchino, in alto, in un nimbo dorato, la Colomba dello
Spirito Santo, ai lati cherubini. A destra si legge la firma del Pittore
Domenico Eletto (1884), a sinistra la dedica "A DEVOZIONE DEI FEDELI". Il
transetto ospita un Mensa in marmo policromo, il paliotto include una
formella proveniente probabilmente da un arredo ottocentesco esistente
nella chiesa; nel presbiterio c'è un coro ligneo con relativa panca che
corre lungo la parete absidata; a sinistra infine si apre una piccola
porta che, in passato, metteva in comunicazione la chiesa con la casa del
sacerdote Don Giovanni Angelo Sassano; attualmente questa apertura è stata
chiusa e il vano di passaggio e stato adibito a sagrestia.
Il soffitto dell'abside è abbellito da un dipinto con cornice a stucco
centinata, raffigurante al centro, in un nimbo dorato, l'Ostia con il
Calice che poggia su tralci di vite, ornati da foglie e grappoli d'uva.
Sulla parete, a sinistra in alto, è sistemata una grande targa in marmo su
cui si legge "Le offerte raccolte in America da Luigi Sarli. L'aiuto
unanime dei Fratelli e le pazienti cure di Saverio Albano Fecero
restaurare ed abbellire questo tempio. A D. 1904 G. P."
Una balaustra in ferro battuto con apertura centrale a due battenti del
1901, separa il presbiterio dallo spazio riservato ai fedeli.
Il soffitto, bello nella sua semplicità, è diviso da un arco in due
riquadri lignei che incorniciano tra quattro rosoni rispettivamente le
immagini della Madonna del Carmine e di San Michele Arcangelo, i dipinti a
tempera risalgono alla fine del 1700 e s'ispirano a modi stilistici
napoletani; essi prendono luce dalle grandi finestre che si aprono nelle
cappelle di destra. Sant'Antonio Abate è venerato fin da tempi remotissimi
come protettore degli animali dalle popolazioni dedite all'agricoltura e
all'allevamento ma è anche invocato per scongiurare il fuoco sacro.
Le cronache medievali raccontano infatti di terribili epidemie di una
malattia cancrenosa, nota come "Fuoco di Sant'Antonio"; è probabile che si
tratti di una malattia dovuta all'ingestione di pane o cibi preparati con
farine di segale "cornuta"; si manifesta dapprima con un insopportabile
bruciore interno, poi con la comparsa sul corpo di chiazze nere che
degenerano in cancrena; in genere si prendevano cura di questi ammalati
proprio i monaci antoniani.
La chiesa con il passare del tempo venne inclusa nell'abitato e, nel 1762,
fu ampliata dal sacerdote Don Giovanni Angelo Sassano che in essa fondò
"un Altare seu Cappella", sotto il titolo di Santa Maria del Carmine,
dotandola di vesti sacerdotali, calice e tutti gli arredi necessari al
sacrificio della Santa Messa, e di rendite per assicurare l'espletamento
delle pratiche di culto. Il Comune di Trivigno inoltre fece eseguire
lavori di manutenzione nel 1894 e nel 1914. In seguito al sisma del 1980
si è provveduto a restaurare il controsoffitto ligneo.
Testi tratti da
"Le chiese di Trivigno " di Raffaella Brindisi Setari,
1997
Pubblicazione autorizzata dall'autore |